Sant’Onofrio
sorgeva nella parrocchia di S. Lorenzo ed è attestato come romitorio
già nel 1316. Agli inizi del Quattrocento le suore erano rimaste in poche
e si cercò di rivitalizzarlo. Se ne interessò Ginevra de’
Bardi, che voleva restituire prestigio alla famiglia del marito, Albertuccio
degli Alberti, esiliata. La scelta cadde sulla congregazione folignate, probabilmente
grazie all'appoggio del pontefice Martino V e al prestigio di cui godevano in
Firenze durante quegli anni i signori di Foligno. I legami di Ginevra con i
francescani era comunque forte: la sua famiglia e quella del marito avevano
contribuito all’erezione della chiesa di Santa Croce. Nel 1420 il monastero
era a disposizione delle suore: da Foligno giunsero, fra le altre, Cecca di
Bulgaro e Giovanna degli Onofri. In breve, la comunità acquistò
prestigio in città e poté contare sul sostegno dei Medici. La
struttura cresceva e si arricchiva di affreschi e opere d'arte. Spiccano fra
gli altri gli affreschi di Bicci di Lorenzo e l'Ultima cena del Perugino. Nel
monastero dimorò per alcuni anni la Beata
Antonia. Nel 1438, dopo la morte di Angelina, le suore ottenero dal papa
il privilegio di non essere trasferite in altri monasteri della congregazione
e nel 1458, insieme ad altri monasteri, chiesero a Callisto II l'abolizione
della ministra generale, per la difficoltà che comportava la sua elezione,
e una maggiore libertà dagli osservanti. I rapporti con questi furono
infatti difficili, come per i monasteri di Perugia e Foligno.
Il monastero dava ospitalità a donne di vari ceti, che pagavano vitto
e alloggio: vedove, giovani educande, servitù granducale (sono citate
cuoche, nane, una schiavetta turca), aspiranti religiose, orfane, giovani bisognose....
Svolse questa attività fino agli inizi dell'Ottocento, quando le suore
furono cacciate per per far posto al Conservatorio o Educatorio, destinato all'educazione
delle giovani. Per questo motivo furono fatti importanti lavori che distrussero
parte delle strutture antiche. Vita a se stante ebbe il refettorio, venduto
ai privati ed utilizzato come laboratorio per la lavorazione della seta e rimessa
per la verniciatura delle carrozze. La valorizzazione dell'affresco del Perugino
che lo decorava, ne portò al riacquisto da parte del Granduca. Per alcuni
anni fu anche sede di collezioni museali. Oggi il complesso è stato completamente
restaurato e destinato a spazi di utilità pubblica.
Del monastero di S. Onofrio in Foligno sono note le costituzioni del 1476, che
presentano uno stile arcaico e essenziale, e mostrano un ruolo importante affidato
alla ministra. Appartennero a questo monastero anche i più antichi manoscritti
giunti fino a noi della Federazione di Foligno: una raccolta di fonti francescane,
la Divina Commedia di Dante Alighieri, alcune lettere spirituali, una raccolta
di laudi di Iacopone da Todi, un trattatello della dottrina cristiana. Tutti
questi testi sono oggi alla biblioteca vaticana, mentre il manoscritto delle
costituzioni è conservato a Oxford.