BEGHINE E BIZZOCHE

Nel XII secolo l'Europa fu investita da un vasto movimento penitenziale che scosse alle fondamenta la spiritualità dell'epoca. In questo fenomeno importante fu il ruolo dei laici e delle donne in particolare. Sotto la spinta di queste istanze, nel nord Europa, fra le Friande e il mondo tedesco, si sviluppò un nuovo modo di vivere la propria vocazione alla vita religiosa. Nasceva così quel fenomeno di vasta portata e ancora misconosciuto che si suole definire come "Beghinismo" o "bizzochismo". Solo negli ultimi trent'anni in Italia la ricerca si è indirizzata, grazie soprattutto a Romana Guarnieri, nella riscoperta documentaria delle vicende storiche di queste donne che scelsero di vivere come religiose nelle proprie case, da sole o in piccoli gruppi. Era questa una scelta di vita innovativa, che superava la monacazione claustrale che per secoli era stata la sola scelta di vita religiosa concessa alle donne. Non sorprende dunque che esse incontrarono spesso una forte opposizione da parte degli ordini religiosi maschili, che ne vedevano la "irregolarità" come una fragilità.

All'inizio si trattava di una scelta di vita semireligiosa, ognuna viveva isolata nella propria casa, ma ben presto si riunirono in piccole comunità, con lo scopo di condurre insieme una vita insieme dentro e fuori dal mondo. In breve questi gruppi (che non sempre emettevano i voti) diventano più consistenti e hanno bisogno di spazi definiti: nel nord saranno raggruppamenti di casette, da noi edifici modellati sui monasteri, spesso vicino alle mura delle città. Il passo successive fu la nascita di vere e proprie congregazioni, ossia di legami fra comunità diverse, dislocate anche in regioni fra loro distanti.

Dal punto di vista sociale erano donne della buona borghesia o della nobiltà cittadina (anche se non ne mancavano di umili origini), amate dalla popolazione, che spesso potevano contare sull'appoggio delle loro influenti famiglie di origine. Erano in genere colte, con una buona preparazione religiosa, talora capaci di scrivere in prima persona, nubili o vedove. Nei Paesi Bassi si chiamavano begijen, in Francia béguines o papelardes, in Germania Schwestern, Coquenunnen o Beginen. In Italia hanno diversi nomi: pinzochere, beghine, bizzoche, santocchie o santarelle, monacelle, beate... con tutte le possibili varianti locali dei termini. La loro ricerca spirituale era basata sulla preghiera contemplativa, sulla grande attenzione al calendario liturgico della chiesa, sull'ascolto e sulla meditazione della parola di Dio, su una impegnata attività caritativa e persino apostolica. Mostravano una forte "devozione alla Trinità, alla Madonna, all'umanità sofferente e umiliata del Cristo (da Gesù bambino alle piaghe, al cuore ferito, al sangue, insomma alla passione tutta)", unita ad "una spiccata pietà sacramentale (confessione frequente), specie eucaristica" (R. Guarnieri). Non di rado queste donne sono autrici di scritti di grande bellezza letteraria e profondità religiosa, come Lo specchio delle anime semplici di Margherita Porete (che morirà bruciata come eretica). Spesso si assiste ad una sovrapposizione fra il fenomeno bizzoccale e i terziari degli ordini mendicanti: Margherita da Cortona, Rosa da Viterbo, Angelina da Montegiove, la stessa Caterina da Siena sono avvicinabili a questo fenomeno che fu di ampia portata e di grande valenza non solo religiosa ma anche sociale e perfino politica.