LA CONGREGAZIONE DI ANGELINA

La struttura della congregazione

Come appare strutturata la congregazione? Ce ne informa la bolla di Martino V: Angelina, suor Caterina di San Giovanni in Todi, suor Cecca di Sant’Onofrio in Firenze, suor Paola di Santa Margherita in Ascoli, suor Tommasa di San Quirico in Assisi, suor Chiara di Sant’Agnese in Viterbo (quasi tutte tra le 26 monache povere destinatarie della bolla del 1403), ottengono di poter eleggere ministre locali, che avessero facoltà di ammettere le candidate e di ricevere le professioni, ma di eleggere anche una ministra generale con il compito di visitare, correggere ed eventualmente deporre le ministre che si fossero allontanate dall’ideale liberamente professato, di rendere inoltre operativa la reciproca solidarietà attraverso trasferimenti e il sostegno economico vicendevole. Ciascuna fraternità era dunque autonoma, mentre la ministra generale aveva nel suo ambito le stesse facoltà del ministro generale dei frati minori. Al frate visitatore si riconosceva il compito di visitare, incoraggiare, non certo quello di orientare o decidere: questo spettava esclusivamente alle fraternità. Si trattava di un modo moderno di intendere la vita religiosa: l’organizzazione della vita di donne era fatta da donne e recava il segno della sensibilità femminile. Angelina si collocava così nel sentiero, anticipandolo, che la donna percorrerà nella Chiesa. Scrive in proposito Gabriella Zarri: “Fra XV e XVI secolo le donne nella Chiesa non tacciono: profetizzano, insegnano, sono chiamate con l’appellativo di madri”.