L'IMMAGINE DI ANGELINA NEI SECOLI

Cronologicamente la prima immagine di Angelina, presente nel monastero di S. Anna, è un affresco della prima metà del secolo XV, attribuito ad un pittore locale della prima metà del Quattrocento, Giovanni di Corraduccio o suo figlio Pietro. Si trova nel lato sinistro dell’oratorio, tradizionalmente denominato della “b. Angelina” , e fu realizzato poco dopo la morte della Beata.


Angelina è raffigurata come una giovane donna inginocchiata in atteggiamento di preghiera, con le mani giunte e lo sguardo verso l’alto, davanti un piccolo altare, coperto da una tovaglia bianca con frange blu, sul quale poggiano un libro aperto e un candeliere. Porta sul capo una corona e un leggerissimo velo, che lascia intravedere i capelli intrecciati e indossa una veste decorata con piccoli fiori. Un angelo in volo le porta tre pani, avvolti in un panno bianco a strisce blu, e una brocca d’acqua. La mano di Dio Padre la benedice dall’alto. Poiché nutrirsi di pane e acqua è simbolo della vita penitente, probabilmente le suore, subito dopo la morte di Angelina, hanno voluto rappresentare la sua chiamata alla vita penitenziale e la sua fiducia nella provvidenza divina, che non lascia mai mancare il necessario ai suoi figli, sia quanto al nutrimento corporale che a quello spirituale. Fu probabilmente questo affresco, dove la beata è raffigurata come una giovane, a ispirare a Ludovico Jacobilli la narrazione della visione di Angelina la sera delle sue nozze.

Sopra il portale di accesso al monastero si trova poi un affresco, di un altro pittore foligno, Pierantonio Mezzastris, databile agli anni ’80 del XV secolo. Attraverso questo dipinto la santa titolare del monastero, s. Anna, e la fondatrice dello stesso, Angelina, offrono protezione e sicura intercessione presso la Vergine Maria e suo Figlio, a quanti vi entrano e a quante vi abitano. Angelina è raffigurata a mani giunte, con il capo coperto dal velo bianco delle terziarie. Indossa una veste ed un manto grigi.

E' questo l'abbigliamento originale delle terziarie, con il quale Angelina sarà raffigurata fino agli inizi del Seicento, quando la sua comunità sarà costretta alla clausura. A partire da quella data infatti indosseranno la veste scura, con il velo nero su quello bianco, così come era per le suore di clausura. Una particolare testimonianza di ciò è rappresentata dall'urna che tra il 1610 e il 1692 ne custodì il corpo. I due lati lunghi, dove la beata è raffigurata distesa, non furono infatti eseguiti nello stesso momento, ma a distanza di qualche anno, a causa di una diversa sistemazione dell'altare sul quale era esposto il corpo di Angelina. Su di un lato ella è raffigurata con la veste grigia e il velo bianco, mentre sull'altro, quello più recente, con la veste e il velo scuri.

In un altro affresco che si trova nel chiostro interno del monastero, d’autore ignoto, della fine del secolo XVI , Angelina è raffigurata con la titolare, s. Anna. Angelina, inginocchiata e con le mani giunte, è in atteggiamento di supplica. Un’altra penitente, in atteggiamento uguale, sembra appoggiare la supplica di Angelina. L’attenzione della scena è orientata verso Angelina. S. Anna, al centro, in piedi, sembra rispondere alla preghiera: benedice con la mano destra Angelina e poggia maternamente la mano sinistra sul suo capo. Angelina veste una tunica grigia cinta da una corda, ed è coperta da un lungo mantello bruno; sul capo porta un velo bianco ed è circondata da un’aureola a raggi. Nell’altra penitente, vestita anch’essa da terziaria. la tradizione ravvisa s. Elisabetta d’Ungheria (†1231), patrona del terzo Ordine.


Ancora in atteggiamento di preghiera, caratterizzata da intensa contemplazione, è ritratta Angelina in una tela collocata sull’altare del coro. È del 1600 e firmata da Vitale Maggi. Raffigura una crocifissione: Cristo già morto pende dalla croce. Sopra il capo la tavoletta con la scritta di condanna in tre lingue: ebraico, greco e latino. Ai lati due angeli in volo raccolgono il sangue prezioso versato dalle ferite del Cristo. Ai lati della croce la Vergine Maria e s. Giovanni sono in piedi. Maria Maddalena, inginocchiata al centro, stringe tra le sue braccia il tronco della croce, che poggia su un teschio. Sempre in ginocchio troviamo a sinistra s. Francesco, che contempla con sguardo assorto il mistero della Passione; alla destra la b. Angelina che, con il viso levato verso l’alto, guarda amorevolmente lo sposo, il Cristo povero e nudo in croce , dal quale si è sentita abbracciare e che ella abbraccia, lasciando le vane ricchezze del mondo, che sono significate dalla corona comitale lasciata ai suoi piedi.
È questa un’opera che rivela fortemente l’eredità spirituale che Angelina ha lasciato alle sue sorelle, incentrata sullo sguardo amoroso a Gesù povero e nudo in croce, dal quale ci si sente amate, dal quale si impara l’umiltà e la carità. Il suo amore è così grande che la bocca deve parlare solo in lode dello Sposo.
Le sorelle e figlie di Angelina, in un momento difficile per la loro storia, giacché di lì a poco saranno costrette ad accettare la clausura, hanno voluto ricordare così la Fondatrice e il suo carisma.

Una bella xilografia, eseguita a Roma nel 1626, fu utilizzata nell’anno seguente da Jacobilli nella copertina della prima edizione della biografia nel 1627. Essa ne esalta il ruolo di fondatrice e ne esprime il connotato della carità. Sul suo braccio destro, infatti, poggia un modello di monastero con cappellina e sulla sinistra una fiamma. Lo stesso modello di costruzione troviamo sulle colline del paesaggio circondante. L’autore vuole forse alludere alle altre fondazioni che fanno capo alla stessa Angelina?
La b. Angelina di fronte, in piedi, è in un ambiente aperto. Ella porta un velo bianco, un lungo mantello fissato sotto il soggolo o forse un cappuccio, giacché il collo sembra nudo; il vestito è una tunica semplice senza scapolare, fermata alla vita da una grossa corda con tre nodi. Calza ai piedi degli zoccoli alla maniera di fra Paoluccio e dei suoi compagni . Nell’angolo inferiore destro uno stemma gentilizio con uno scudo sannitico in banda, la corona comitale, e due gigli. La scritta dice: B.ANGELINA DE CORBARIA COMITISSA .


La tela artisticamente più importante raffigurante la b. Angelina è attribuita a Giovan Battista Michelini. Quest’immagine, per la particolare bellezza dei lineamenti della beata, sarà molto cara all’Istituto, che la utilizzerà in più riproduzioni.
Angelina, vestita con la tonaca marrone, il soggolo e il velo nero, è rappresentata a mezza figura, con gli occhi bassi, mentre solleva il grembiule, colmo di carboni accesi. In alto a destra lo stemma della famiglia. L’immagine del fuoco si riferisce alla decisione del Re di Napoli secondo il racconto iacobilliano di far condannare al rogo Angelina per il fascino che esercitava su tante giovani che la seguivano nelle opere di carità, cui ella interamente si era consacrata dopo la morte del marito. Angelina intuì la sorte che l’attendeva e si presentò al Re, portando nel grembiule carboni accesi che non bruciarono la veste né le fecero male. Il sovrano, stupito, avrebbe revocato la condanna.

In una tela d’autore ignoto del XVII secolo, collocata sull’altare della chiesa esterna dopo la soppressione napoleonica, troviamo Angelina raffigurata insieme ad altri santi importanti dell’Ordine Francescano, come a rappresentare il suo legame stretto ad esso. In primo piano appare s. Bonaventura, in ginocchio, con rocchetto cardinalizio e penna in mano, davanti ad un libro aperto e sostenuto da un angelo. A sinistra, dietro di lui, vi è Angelina, in piedi, che con lo sguardo verso l’alto contempla il Padre; è vestita con abito scuro tra marrone e grigio, ha un sopravvelo nero e porta nello scapolare il fuoco. A destra s. Giovanni da Capestrano regge uno stendardo rosso, su cui compare il monogramma bernardiniano, e vicino a lui è un compagno. Dall’alto, tra gli angeli, il Padre Eterno guarda con assenso, mentre poggia benignamente la mano sinistra sul mondo.


Il mistero della morte di Gesù, come quello della sua Incarnazione, erano fortemente impressi nella memoria di Francesco. Una tela di autore ignoto del secolo XVIII mostra la nostra beata, i cui lineamenti richiamano quelli della tela del 1600, in atteggiamento di contemplazione: ella si rivolge con tenerissimo sguardo, verso la Vergine Maria che le presenta Gesù Bambino. Madre e Figlio appaiono tra le nubi. Maria porge il Bambino nudo, coperto appena con un velo trasparente; entrambi guardano Angelina, che è in ginocchio, in atteggiamento di invocazione e di attesa del dono. Le braccia spalancate sembrano esprimere il suo sentirsi indegna; il volto e le mani manifestano stupore e sorpresa. Ella porta l’abito grigio delle terziarie, con il velo bianco, il cordone, da cui pende una corona. Ai piedi, un libro e un giglio.


Un’altra tela, di autore ignoto, databile al secolo XVIII raffigura la beata, appoggiata su un ginocchio, mentre rivolge al cielo una preghiera per il monastero, che le sta accanto ai suoi piedi. Un angelo, con un giglio nella destra, incorona di fiori il suo capo. Sullo sfondo sono rappresentati i miracoli che Jacobilli le attribuisce nella sua biografia: la prova del fuoco davanti al re di Napoli e la risurrezione di un fanciullo. Quest’immagine mostra la fiducia che le sorelle hanno nella intercessione di Angelina, per l’opera che lei ha iniziata, ascoltando la voce di Dio, e che Dio stesso porterà avanti nella storia, secondo la sua volontà.


Del 1910 è un affresco eseguito dal pittore folignate Scaramucci, sul soffitto della chiesa del monastero. La beata si unisce al coro angelico che canta la gloria di Dio. È vestita con l’abito adottato dalle suore dopo aver ottenuto la dispensa dalla clausura; il suo volto è rivolto verso l’alto e lo sguardo contempla la gloria che in terra aveva ardentemente desiderato.

La più recente immagine di Angelina presente nel monastero è un olio su tela di Sergio Marini, opera del 1995. L’autore vi ha espresso la sua interpretazione sulla beata, sulla sua spiritualità e il suo carisma, utilizzando i simboli tradizionali.
Angelina, investita dal soffio dello Spirito che scaturisce da una croce, circondata da una fiamma, che lei regge sulla sinistra innalzata, ha un aspetto slanciato. I piedi nudi sembrano pronti per la danza. Sulla mano destra sostiene un piccolo monastero. L'abito è grigio, il velo è nero; intorno a lei, in penombra, le sue sorelle di oggi ne continuano la presenza nel mondo: alcune pregano, altre studiano, altre soccorrono chi ha bisogno.

Sono questi i modelli principali secondo i quali la beata è stata raffigurata nel corso dei secoli: Angelina penitente, Angelina fondatrice, Angelina con il fuoco, Angelina innamorata di Cristo crocifisso. Una ricerca svolta in questi ultimi anni ne ha trovato l'immagine anche fuori dai confini italiani, in Polonia, in Germania, negli Stati Uniti, in Brasile, a testimoniare la devozione che suscita la conoscenza della sua figura in quanti la incontrano.

I segni iconografici

Dal percorso iconografico della b. Angelina possiamo evidenziare anche i simboli iconografici che le sono propri:
a) L’atteggiamento di contemplazione come modello per le suore che vogliono seguire lo stesso tipo di vita: la mente e il cuore sempre rivolti verso i misteri dell’amore di Dio, che si manifestò pienamente nell’Incarnazione e nella Passione del Signore Gesù Cristo.
b) La mano di Dio che la benedice: certezza della cura e provvidenza da parte del Padre verso chi accoglie l’invito a lasciarsi amare e ad amare come lui ci ha insegnato per mezzo del suo Figlio diletto.
c) L’Angelo: segno della provvidenza del Padre e segno escatologico della realtà che Angelina vive tra gli angeli cantando la gloria di Dio.
d) La Croce: Angelina è raffigurata ai piedi della croce nel coro o la porta in mano (specie nelle maioliche ritrovate in un butto del monastero).
e) La Vergine Madre e Gesù Bambino: sono oggetto di contemplazione della b. Angelina in diverse raffigurazioni.
f) Il fuoco: a volte Angelina lo porta nella mano come fiamma o nel cuore, a volte l’intero cuore è fiammeggiante. E’ simbolo del suo ardente amore verso Dio e conseguentemente verso il prossimo. Come detto, a partire dalla biografia scritta dallo Jacobilli, apparirà come carboni accessi che Angelina porta nel vestito o grembiule, a riprova dell'ortodossia contro l’accusa dinanzi al Re di Napoli.
g) Il monastero che Angelina porta in mano o per il quale prega: è segno del riconoscimento di guida carismatica, del fatto che è considerata vera fondatrice insieme a fra Paoluccio, che posteriormente sarà dimenticato.
h) Gli zoccoli: dicono il legame con il movimento di fra Paoluccio Trinci.
i) La corona comitale e lo scudo: simbolo dell’origine nobile della Beata alla quale ella ha rinunciato per seguire la vita di penitenza.
j) Il giglio: segno di verginità, ma anche elemento dello scudo familiare.
k) Il libro: a volte sta a significare il Vangelo, che lei legge e prega, a volte la Regola che nella spiritualità francescana si identifica con il Vangelo.