IL MONASTERO DI S.ANTONIO DA PADOVA A PERUGIA

La storia delle terziarie francescane in Perugia sembra che ebbe inizio con Madaluccia di Nucolo, una vedova benestante un poco più anziana di Angelina, che edificò e diresse il monastero di S. Maria di Valfabbrica. Altre donne dopo di lei dettero vita ad ulteriori istituzioni "aperte" che consentivano loro di vivere alla maniera di bizzoche, di eremite di città. Nel 1419 il setaiolo Bartolomeo Massoli donò alla nipote Maddalena di Bartoluccio una casa nel quartiere di Porta Sole, perché vi viva insieme ad altre donne del Terz'Ordine. Non sappiamo quando Maddalena si lega ad Angelina, se fin dall'inizio o solo in seguito. Certo è che la comunità risulta legata a quella folignate: nel 1436 il monastero è indicato fra quelli sottoposti alla giurisdizione della ministra della congregazione.

Nel 1445, morta Angelina, Maddalena e Margherita di Onofrio che era ministra generale, vendono la primitiva casa di Porta Sole divenuta troppo scomoda. Le suore si trasferiscono così in Porta S. Angelo, che sarà la sede definitiva, in una casa con chiostro e cisterna. Il monastero crescerà con ulteriori acquisti. In questi anni è senza dubbio Margherita la personalità di maggiore spicco della comunità: tra il 1440 e il 1462 i documenti la identificano come ministra di S. Antonio o dell'intera congragazione folignate. Dopo di lei sarà invece Ilaria di Braccio Baglioni a guidare la comunità dagli anni Sessanta agli anni Ottanta del Quattrocento. Ilaria era entrata poco più che bambina, a undici anni e su pressione della madre, nel monastero di Vallegloria a Spello, una comunità di clarisse, da cui era uscita per indossare l'abito del Terzo Ordine. La sua scelta, come quella opposta di Battista Alfani che invece lascerà il monastero di S. Antonio per entrare in quello di clausura di Monteluce, mostrano come in questi anni le donne si ponessero in chiave personale la loro scelta di vita religiosa. Si tenga conto che sia Monteluce sia S. Antonio erano legati ai frati dell'Osservanza e alle due comunità folignati di S. Anna (terziarie) e di S. Lucia (clarisse). Fece dunque scalpore anche a Perugia la rottura fra i frati e le suore, che rispecchia le analoghe difficoltà avute dalla casa madre di Foligno. A partire dal 1482 i frati cercano infatti di imporre loro la clausura e la comunità difende la propria scelta di vita ricorrendo al pontefice.

La comunità non fu mai molto grande (una trentina di suore) ma godeva in Perugia di grande prestigio. I documenti fanno emergere come la scelta di vita delle suore fosse improntata alla povertà, ad una vita sostenuta dalle elemosine e dedicata agli ultimi (come l'assistenza agli appestati).

Una pagina importante della storia del monastero è rappresentata da quella storico-artistica. Nella chiesa di S. Antonio si conservava dalla seconda metà del Quattrocento una splendida tavola realizzata da Piero della Francesca ed oggi esposta alla Galleria nazionale dell'Umbria.