SUOR MARIA SERAFICA FEDELI

2. La sua opera

Appena eletta badessa, madre Serafica mette in opera le sue doti di intuizione e intelligenza, attenta ai segni dei tempi. Erano momenti duri quelli per i monasteri: con la legge del 1° dicembre 1860 era stata abrogata la personalità giuridica di tutti gli Ordini religiosi con incameramento dei loro patrimoni. Tale espropriazione aveva costretto i medesimi a trasferirsi in altre abitazioni. Solo a coloro che esercitavano un servizio sociale era più facilmente consentito restare nelle proprie case.
Scampate provvidenzialmente al trasferimento presso il monastero di S. Lucia della stessa città, le monache del monastero di S. Anna vivevano continuamente sotto l’incubo dello sfratto. Quando nel 1886, dall’ Organismo preposto per incamerare i beni della Chiesa, il monastero di Sant’Anna viene ceduto al Comune di Foligno, madre Fedeli, badessa di recente nomina, avvertì che lo sfratto era incombente per la Comunità.
Non perde tempo. Ricorre lei, donna sola e disarmata, alle autorità cittadine e ne invoca la revoca con tutti gli accorgimenti del caso: le suore sono custodi dei preziosi dipinti del monastero e dirigono un educandato e una scuola, che proprio in quel periodo era stata aperta anche alle alunne esterne e di cui si era chiesta l’autorizzazione all’Ispettorato scolastico. Le suore potettero rimanere così nel monastero, sia pure come affittuarie.

1898. Il londinese Henry Harper fotografa Madre Serafica circondata dalle educande, con a destra suor Maria Giuseppa Rondoni e a sinistra Madre Flora

Suor Serafica credeva fermamente nella necessità dell’opera educativa della Chiesa. Ella profuse ogni energia per l’incremento della scuola e dell’educandato: curò la formazione delle giovani discepole, ne sorvegliò la disciplina e il profitto scolastico, coordinò il lavoro delle insegnanti, dispose programmi di studio nei quali previde anche lezioni di musica, disegno e pittura, di lingua francese e lavoro femminile. La scuola godeva di larga stima da parte delle autorità scolastiche. La madre era un’ottima educatrice: possedeva doti di autorevolezza, determinazione, discrezione, tatto, che favorivano in lei un efficace rapporto con le alunne.
Ma il nuovo corso della storia del monastero da lei inaugurato non fu di gradimento né ai frati minori, dai quali le suore dipendevano, né al vicario episcopale di Foligno, mons. Michele Faloci Pulignani. I primi vedevano nell’attività scolastica un’opera che non poteva favorire la claustralità della vita e il Faloci in quegli anni stava favorendo l’apertura di una scuola che avrebbero diretta le Figlie di S. Giuseppe, congregazione di vita attiva sorta per l’ insegnamento.
Le furono pertanto mosse opposizioni e ostilità che le procurarono grandi sofferenze e ne minarono la salute, già piuttosto delicata. Ma suor Serafica non volle recedere dal suo proposito e in questo fu sostenuta dal cardinale Antonio Agliardi, vescovo di Albano, nominato dalla Santa Sede nel 1901 protettore del monastero. Questi, sollecitato da suor Serafica, ottenne poi, a favore del monastero, la dispensa definitiva dalla clausura papale il 9 febbraio 1903.
In seguito madre Serafica si adopererà per l’apertura di alcune case: in Assisi nel 1912, a Moricone (Roma) nello stesso anno e a Paglieta (Chieti), pochi mesi prima di morire nell’estate del 1913. Ella gettava così le basi per la rinascita della Congregazione voluta e realizzata dalla Beata Angelina, fondatrice del suo monastero
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La casa di Assisi, fortemente voluta da Madre Serafica, in una foto d'epoca