SUOR MARIA SERAFICA FEDELI
3. Un’intuizione che precorse i tempi
Durante
il suo lungo mandato di superiora suor Serafica accarezzò un sogno e
si adoperò instancabilmente perché si realizzasse: l’Unione
di tutti gli istituti femminili con carisma francescano. Il suo progetto era
questo: formare una sola famiglia di tutte le comunità, sottraendole
alla dipendenza diretta dei frati allo scopo di agire con più libertà
e prudenza, mettendo a frutto l’intuito e il genio proprio della donna.
L’Unione sarebbe stata soggetta all’autorità del papa e di
un suo delegato (lo si evince da una lettera indirizzata il 10.08.1899 a Leone
XIII).
Questa Unione doveva favorire l’ambiente idoneo per la maturazione umana
e spirituale delle religiose. Queste
nella vita di relazione dovevano curare un fare semplice, affabile, testimoniando
che la vita religiosa non rende gretti ma nobilita, non avvilisce ma dà
santa fierezza. Nell’Unione dovevano essere previste tre forme di vita
consacrata: decisamente contemplativa, mista e apostolica, conforme la vocazione
specifica di ogni membro e con possibilità per ognuna di vivere tempi
in una forma di vita diversa da quella scelta, in risposta ad esigenze spirituali
o fisiche.
La regola,
priva di inutili rigorismi, doveva essere uguale per tutte. Le Costituzioni,
di pochi articoli come la regola, sarebbero state proprie per ciascuna forma
di vita. Il governo sarebbe stato nelle mani di una madre generale, coadiuvata
da altre religiose e tutelata da un cardinale protettore e dal padre generale
dell’Ordine dei frati minori.
Una intuizione, questa della madre Serafica, certamente precorritrice dei tempi
e difficilmente attuabile in quel momento storico, soprattutto nel contesto
sociale e religioso in cui ella si trovò ad operare.
Contrastata dai frati minori e invitata dalla santa Sede a non pensare più
a un tale progetto, ella tuttavia continuò a credervi e continuò
ad adoperarsi perché il miracolo accadesse, tanto più che il cardinale
protettore vi si mostrava favorevole.