SUOR MARIA SERAFICA FEDELI

5. Sfogliando i suoi scritti

Gli scritti che la Fedeli ci ha lasciato sul suo cammino spirituale rivelano un persistente sforzo ascetico e un tenace amore, espresso talora con foga emotiva, verso Gesù Eucaristico e sofferente sulla croce. La sua formazione religiosa risente della spiritualità che dominò in Italia per tutto l’800 e il primo '900: una spiritualità che si alimenta attraverso la pietà eucaristica e il culto mariano, e si esprime in pratiche di devozione personale verso il Cuore di Gesù e la sua dolorosa passione e morte. È poco presente in lei la familiarità con la Sacra Scrittura.
La contemplazione del Bambino Gesù, che la madre praticava con affetto, fa nascere in lei il desiderio di umiliarsi, per essere vera discepola del Dio incarnato. Ella infatti riconosce con insistenza che il suo grande difetto è l’orgoglio e lo combatte con atti di prostrazione tre volte al giorno, con digiuni e discipline. Tale ascesi, leggiamo in uno dei suoi diari, ella se l’impone per mortificare le sue passioni ma soprattutto perché vuole ricambiare l’amore che Gesù le manifesta.

Visione della beata Angelina


Suor Serafica mirò a compiere sempre la volontà di Dio. Nel diario del 1890 leggiamo:”Mi sforzerò di conoscere quale potrà essere il maggior beneplacito di Dio in ogni cosa, a costo di qualunque violenza, pena, fatica, umiliazione e altresì badare attentissimamente ad astenermi da tutto ciò che so o posso sospettare non essere di gradimento a Gesù, e ciò anche a costo di qualsiasi dolore”. E in un altro passo: “Altro non voglio che amare Gesù, e volere quello che vuole Lui e non io. Ho chiesto che la mia volontà si unisca talmente alla sua da non distinguersi più l’una dall’altra...”.

Ogni scritto della madre rivela che ella ha cercato di vivere in contatto e in armonia con la grazia, con Dio e per Dio. Riportiamo qualche passo dei suoi diari che ce lo attesta:
“Ho grande desiderio di amare Dio , se fosse possibile, dell’ amore con cui si amano le tre Persone della SS. Trinità; desidero piangere i miei peccati per tutto il tempo di mia vita a lacrime di sangue…”.
“Tanto in questa come nella passata notte non riuscivo a dormire, poiché Gesù mi elevava la mente a Lui con forti impulsi di essere tutta sua e santo desiderio di essergli unita, tanto che lo spirito mi sembrava dividersi dal corpo…”.
“Le prediche sull’inferno ed altre simili mi annoiano, non le posso sentire…. A me sembra che l’inferno non sia per me, contenta solo di amare Dio e servirlo fedelmente. Ad una che, spaventata dell’inferno, è venuta a dirmelo, le ho risposto con la massima tranquillità ed anzi col cuore pieno di fiducia in Lui: che temete? È possibile andare all’inferno? Ah, no, io mi attacco al collo di Gesù e, se poi, mi ci manda, non m’importa. Egli verrà con me e, quando sono con lui, tutto il resto non lo curo”.