6. L'ULTIMA GRANDE PROVA PER ANGELINA

Nel dicembre 1428, cinque mesi dopo l'approvazione della Congregazione di Foligno, lo stesso papa Martino V, su richiesta di fra Antonio da Massa, ministro generale dei frati Minori, emanava una bolla, in forza della quale tutti i Terziari francescani dovevano prestare obbedienza al ministro generale degli stessi frati.
Volendo rendere operativa questa bolla, il Capitolo dei frati Minori, celebratosi ad Assisi nel giugno 1430, approvò le cosiddette Costituzioni martiniane, redatte da fra Giovanni da Capestrano, nelle quali, tra l'altro, si ribadiva la necessità di una direzione unitaria del movimento bizzocale femminile di ispirazione francescana.
Si tratta dell'inizio di un orientamento che sarà chiaramente sostenuto dai frati dell'Osservanza, particolarmente da s.Giovanni da Capestrano e da s.Bernardino da Siena, orientamento che porterà gran parte del movimento bizzocale ad abbracciare la regola di s.Chiara.
Angelina era ministra generale da quattro mesi quando fra Guglielmo Casale, nuovo ministro generale in visita ai conventi dell'Ordine, passò per Foligno. Qui sicuramente incontrò Angelina che, in ossequio alle Costituzii martiniane, deve avergli promesso obbedienza.
Che cosa avrebbe comportato l'accoglienza di queste Costituzioni?
La fine della Congregazione, ossia dell'ambito di autonomia conseguita, ma anche la monacazione e, dunque, la fine dell'area di libertà riconosciuta.
Deve essere stato questo uno dei momenti più difficili della vita di Angelina: si vedeva ingiungere, proprio da coloro che l'avevano sostenuta e approvata, la rinuncia all'intuizione che sentiva venire da Dio e per la quale aveva lavorato quaranta anni.
Ella vive con fede il momento della prova, come Abramo e, obbedendo spera, certa che Dio avrebbe compiuto per vie misteriose i suoi piani.

Il 3 novembre nella chiesa di s. Francesco, presta obbedienza al provinciale, fra Galasso da Napoli, delegato del padre generale. E Dio compie il suo piano attraverso la difesa tenace dell'intuizione originaria da parte delle sue sorelle: non è forse Angelina destinataria e custode insieme a loro del carisma ricevuto?
Ebbene, esse ritengono doveroso difenderlo. Sette giorni dopo, convocato un nuovo Capitolo presieduto da suor Orsella da san Cassiano, nominarono un frate del Terz'Ordine, fra Stefano di Giacomo da Como, loro legale rappresentante presso il papa, affinché difendesse quanto era stato già loro concesso.
A questo punto si staglia ancora l'umiltà piena di fede di Angelina: ella sa che Dio manifesta la sua volontà anche attraverso la comune ricerca, che costituisce la vita di una comunità. Si fa, pertanto, orecchio attento e cuore accogliente e proprio in questo atteggiamento rende costruttivo qualche accento che poteva risultare rischioso nel suo estremismo. Il 22 dello stesso mese le suore sono nuovamente convocate in Capitolo, presieduto questa volta da Angelina. Ella dichiara di avere agito "inconsulte et incaute" per timore della scomunica: prestando obbedienza al ministro generale del primo e del secondo Ordine, l’ aveva fatto senza interpellare le sorelle; quanto ella aveva promesso era contrario alla regola che la comunità aveva professato e alla quale tutte intendevano rimanere fedeli.
Furono giorni di sofferto confronto e di appassionata ricerca quelli del novembre 1430 a S. Anna; di essi possiamo intravedere qualche scintilla, battendo come selce le usuali espressioni del frasario notarile. L'umiltà accogliente di Angelina e il coraggio audace delle sorelle avevano fatto salvo il carisma, pur nella consapevolezza che le loro scelte avrebbero comportato ulteriori sofferenze e difficoltà: non fu facile fare a meno del sostegno degli Osservanti e dei frati Minori, dei fratelli e dei padri spirituali fino ad allora consiglieri e zelanti difensori. Certamente questi, volendo orientare le numerose esperienze di fronda e il complesso mondo bizzocale, agivano mossi da buona volontà ma, come spesso avviene nella storia, il tentativo di porre ordine, mentre lima le asperità, può coartare la vita che è bellezza nella varietà e nel dinamismo. Angelina e le sue sorelle non hanno permesso che questo avvenisse per loro: è la loro grandezza ed è anche la loro 'croce'.

Lo Spirito approverà le loro scelte attraverso il sigillo che vi porrà la bolla papale del 15 novembre 1431 e la nuova Congregazione sceglie come visitatori i frati del Terz'Ordine della Penitenza, a quel tempo di obbedienza vescovile.

Più tardi non dovette mancare qualche sussulto se la Congregazione sentì ancora il bisogno di chiedere a papa Eugenio IV la conferma del proprio riconoscimento. Quando il 2 marzo 1436 giunse la risposta con bolla papale, indirizzata alle richiedenti tra cui figura Angelina, questa era stata chiamata dal Padre a partecipare al gioioso banchetto dell'Agnello.
La morte era avvenuta il 14 luglio 1435, data trasmessa dalla tradizione e mai smentita. Chi collocò il dies natalis di Angelina nel 1439 fu tratto in inganno dalla bolla sopra citata e da un’altra bolla rilasciata lo stesso giorno con la quale a lei e alle ministre della congregazione si concedeva di eleggere una vicaria generale e di nominare la vicaria in ogni comunità.
Le era stato dato di vivere per ben ottant'anni, di servire a lungo il Regno in terra, di servire le sorelle svolgendo fino alla fine il compito di ministra di S. Anna e di ministra generale, come risulta dall’ atto notarile del 28 aprile 1435.

Urna con il corpo della beata Angelina

Il suo corpo fu sepolto nella chiesa di S. Francesco a Foligno, nella cappella riservata alla sepoltura delle Terziarie di s. Anna; elevato ed esposto alla fine del '400 in venerazione, nella stessa chiesa ha riposato fino al 27 giugno 2010 quando con solenne traslazione è stato condotto al Monastero di Sant'Anna. Alla sua urna, esposta in una cappella della chiesa di Sant'Anna, per continuare la sua missione oggi, vengono le sue figlie ad attingere la grazia dello Spirito Santo che ha abitato il suo corpo e continua ad irradiarlo.