Che tipo
di realtà era quella di S.Anna? Non era un monastero al pari di quelli
con regola approvata, né simile ai monasteri delle clarisse: non c’era
clausura e la vita comunitaria che si conduceva era di tipo bizzocale,
rispettosa dunque della fisionomia di ciascuna sorella e caratterizzata da una
bella armonia tra la ricerca appassionata di Dio in Gesù e una presenza
amorosa tra gli uomini. Il monastero di S. Anna era orientato spiritualmente
dall’Osservanza francescana di fra Paoluccio Trinci, movimento di riforma
sorto sul tronco dell’albero francescano, che dopo essere stata abbracciata
da alcuni conventi maschili, aveva attirato anche alcune donne. Di questo monastero
Angelina risulta ben presto ministra.
Tre elementi, presenti nelle antiche Costituzioni, devono avere orientato Angelina
nell'espletamento del compito di ministra: la fedeltà al capitolo settimanale
nel quale " riprendere, ammaestrare, recordare li ordini della casa",
la sollecitudine nella visita annuale alle celle delle suore, per vedere con
occhio materno quanto mancava e provvedervi, l’attenzione nel garantire
l'ordinata vita della comunità, attraverso la saggia assegnazione degli
uffici della casa il giorno di Ognissanti. Questo, quanto ai rapporti interni,
ma c'era da considerare anche i rapporti con l'esterno, l'immagine del monastero
di fronte alla Chiesa e alla società. In questo ambito fin dai primi
anni del suo compito di responsabile nel monastero di s. Anna una questione
tiene desta l'attenzione di Angelina, quella del riconoscimento esplicito da
parte della Chiesa. Urbano VI, è vero, aveva approvato quella forma di
vita vivae vocis oraculo, il vescovo di Foligno, da parte sua, aveva espresso
il suo riconoscimento tant’è che le suore, compresa Angelina, nel
1400 sono dette "professe", era però necessario ottenere un
rescritto papale che, in deroga alla bolla pontificia Sancta Romana emanata
da Giovanni XXII nel 1317, ponesse sull'esperienza folignate il sigillo dell'accoglienza
della Chiesa, come era già avvenuto per i frati di fra Paoluccio.
Si trattava, in definitiva, di vedere approvata l'esperienza
bizzocale che conciliava il desiderio di rinnovamento alla luce del Vangelo
con la vita comune, al di fuori degli schemi già approvati e collaudati,
in un'area di libertà che ne costituiva il pregio e il limite. L'occasione
si presentò nel gennaio 1403, quando a Bonifacio IX, di passaggio a Foligno,
Angelina, con l’appoggio di Agnese Trinci sposa
di Andrea, fratello dello stesso papa, poté esporre il problema a nome
suo e delle sue ventisei 'sorelle povere'. Il papa concesse loro una lettera
il cui tenore era il medesimo di quella con cui Gregorio XI aveva approvato
il 28 luglio 1373 i dieci conventi aderenti all'Osservanza
di Fra Paoluccio: potevano eleggersi un confessore idoneo che le assolvesse
da tutti i peccati in vita e in morte. Le suore erano ormai libere da qualsiasi
ombra di scomunica.
Monastero di S. Anna: la prima casa
A S. Anna, dunque, si poteva continuare a professare la regola di Nicolò IV; i tre voti di povertà, castità e obbedienza si vivevano ma non si professavano esplicitamente, non ci si appoggiava alla sicurezza di beni patrimoniali, ma si viveva abbandonate alla provvidenza di Dio e alla generosità dei fratelli, si seguiva un indirizzo di vita eremitica, quella " dei reclusi di città"che vivevano di elemosina.
In questo
tempo sia con gli Osservanti di s. Bartolomeo, continuatori dell'opera di fra
Paoluccio, sia con i Conventuali di s. Francesco i rapporti del monastero di
s. Anna sono buoni. Nella chiesa di s. Francesco le suore emettono la loro professione
nelle mani del Visitatore dei Minori, promettendo obbedienza alla ministra Angelina;
nella stessa chiesa le suore hanno la cappella per le proprie sepolture, qui
Angelina verrà deposta alla sua morte.