1. LA FAMIGLIA DI ANGELINA

Un tipico paese umbro, adagiato su una collinetta immersa in un verde che si estende a vista d'occhio: è Montegiove. In alto sorge il castello dove Angelina nacque da Giacomo dei conti di Marsciano e dalla contessa Alessandra intorno al 1357. Tre fratelli e una sorella l'avevano preceduta: Notto, Niccolò, Mariano e Francesca.
Forse nel 1281 Nerio, nonno del conte Giacomo, fece costruire il castello di Montegiove a difesa delle sue proprietà e, a tre chilometri da questo, fece erigere una chiesa, in un luogo dove la tradizione voleva che s. Francesco avesse dimorato in una capanna di 'scarza' (frasche). I frati minori, ai quali la cappella fu affidata, la dedicarono a Santa Maria Annunziata e vi costruirono accanto un piccolo convento: è il convento della Scarzuola, che nel 1373 aderirà alla riforma dell'Osservanza francescana del beato Paoluccio Trinci da Foligno.

La Scarzuola

Non è improbabile che Angelina, allora diciassettenne, vi abbia potuto incontrare il piccolo frate folignate, che tanta parte avrà poi nella sua esperienza spirituale.
La costruzione del suddetto oratorio era un'espressione del nuovo orientamento di vita che il conte Nerio aveva intrapreso; rimasto vedovo, infatti, egli era entrato nell'Ordine della Penitenza, amministrava con giustizia i suoi beni e perseguiva la pace, conforme le direttive che Francesco di Assisi aveva dato a quanti desideravano vivere il Vangelo, rimanendo nel secolo.
Lo spirito di Francesco non era dunque lontano dalla famiglia di Angelina, che contava tra i suoi membri anche un altro religioso, Nicolò, fratello minore del conte Giacomo, abate dell'abbazia premostratense di San Severo presso Orvieto; inoltre la famiglia vantava anche un uomo di grande levatura spirituale e intellettuale, Reginaldo, detto Nallo, zio del Conte Giacomo, teologo domenicano, morto in concetto di santità nel 1348.
La figura dello zio Nicolò sarà importante per l'orientamento che la vita di Angelina assumerà: dal 1380 al 1399, anno della sua morte, in un tempo di gravi lotte intestine tra fazioni rivali, egli dimorerà nel castello di Montegiove.

Il castello di Montegiove

La contessa Alessandra non era meno ricca di suo marito, come risulta dal catasto dei beni patrimoniali, conservato nell'Archivio storico di Orvieto. Ferdinando Ughelli, un serio studioso del sec. XVII, cui si deve la ricostruzione della storia della famiglia dei conti di Marsciano e l'acquisizione di qualche elemento importante per la biografia di Angelina, la dice appartenente alla nobile famiglia senese dei Salimbeni.
Sta di fatto che nella seconda metà del '300 molti Salimbeni dimoravano in Orvieto ed è importante rilevare che nel 1403 Margherita Salimbeni, abitante a Todi, lasciava erede ed esecutrice testamentaria Angelina insieme a Lucrezia, fondatrice del monastero di Todi, vedova di Federico di Marsciano e dunque imparentata con Angelina.

Angelina non potè godere a lungo della presenza in famiglia dei genitori: il padre morì, quasi sicuramente di peste, nel 1357, anno del suo testamento nel quale si dice gravemente malato, e la madre le fu sottratta quando ella aveva sei o sette anni; il suo testamento infatti è datato al 20 dicembre 1363. L'infanzia di Angelina è dunque precocemente segnata dall'esperienza della sofferenza e della morte: nel 1360 aveva perso la nonna paterna, Fiandina dei conti di Corbara Montemarte, una famiglia di Todi trasferitasi ad Orvieto e nel 1363 era già morto il fratello maggiore Notto che la madre Alessandra non nomina nel suddetto testamento.
Questo e gli altri testamenti cui abbiamo fatto riferimento sono stati importanti per il recupero di elementi biografici di Angelina: essi hanno permesso di dirimere definitivamente le numerose confusioni ed incertezze relative alla nascita e al casato della nostra Beata.

Non furono anni tranquilli quelli vissuti da Angelina a Montegiove: furono anni contrassegnati da contrasti tra la sua famiglia e il comune di Orvieto, piuttosto esoso nell'imporre tributi, rigido nel tentativo di contenere la supremazia dei nobili; esso giunse perfino a sottrarre le chiavi del castello ai suoi legittimi proprietari, come si legge nelle Riformanze dello stesso Comune. Nonostante la mediazione del legato pontificio le acque non si placarono e nel 1380 i conti Nicolò e Mariano, insieme ad altri nobili, sottomisero il loro castello alla giurisdizione di Perugia. Neppure questo valse a comporre i dissidi, anzi riattizzò vecchi rancori nel ramo dei conti di Marsciano del territorio perugino che causarono altre lotte.
A questi motivi di sofferenza si aggiunga quello per l'assenza di eredi che assicurassero la continuazione della famiglia: né Mariano né Nicolò, che avevano sposato due sorelle, Angela e Lascia, della potente famiglia orvietana dei Monaldeschi, ebbero figli. Pertanto, quando intorno al 1394 questi morirono, la famiglia dei conti di Montegiove poteva dirsi dissolta, i loro ingenti beni dispersi.
Il castello passava prima al ramo collaterale di Nardo, fratello del conte Nerio e, successivamente, a Francesco dei conti Montemarte Corbara, discendente di Fiandina, la nonna paterna di Angelina. Nel 1417 questa famiglia lo alienerà ai Monaldeschi della Vipera.

E' forte, a questo proposito, la suggestione di riascoltare quanto le Costituzioni del monastero di Foligno, dove Angelina vivrà, dicono al capitolo VII e che sembra l'eco della voce di Angelina: " Si ricordino le sorelle di aver lassato le vane ricchezze et abundantie di questo misero mondo e di aver abbracciato Gesù Cristo povero e nudo in croce". Ci è ugualmente spontaneo fissare per un attimo il volto estasiato di Angelina ritratto in una tela del 1600: deposta la corona ai piedi del Crocifisso, vi contempla il Dio fatto uomo, espressione dell'amore del Padre fedele fino alla morte.